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Dunque eccomi qua, seduto su uno scalino di un vecchio e fatiscente rudere, che chiamano monumento, a godermi, felicemente stupido, un sole ormai stanco.
Dunque eccomi qua, seduto su uno scalino di un vecchio e fatiscente rudere, che chiamano monumento, a godermi, felicemente stupido, un sole ormai stanco.
Penso per inerzia.
Dopo anni di quasi piena lucidità mentale, c'è ancora qualche pensiero che vaga in solitudine nella mie testa vuota. Più che altro un rimasuglio di un ricordo antecedente al mio attuale stato di idiozia.
Allora vagavo per le strade di questa vecchia città, chiedendomi come fare.
I metodi più efficaci e sicuri erano la lobotomia e l'iniezione di farmaci neuro-distruttori.
Ma solo i più fortunati e agiati potevano aspirare allo "stato ideale" tramite questi costosi rimedi.
Noi altri ne tentavamo di più rozzi e pericolosi, rischiando così alla vita.
Ci vollero mesi prima che mi decidessi, ma alla fine mi presentai da Camel, e con un modesto gruzzolo prenotai la "Botta".
All'interno di un vecchio capannone abbandonato di periferia, venni fatto accomodare su una robusta sedia di metallo arrugginito e, una volta legato allo schienale, attesi con impazienza l'evento della mia vita.
Camel si arrabbio con il suo assistente Filter perché aveva dimenticato di mettermi il casco quando lui era già pronto a colpirmi.
"Siamo macellai, non assassini".
Risero e, non so perché, io con loro.
Prese il "Metro" e, come un lanciatore di martello, ruotò intorno a se per ben tre volte, dopo di che colpì.
Niente, continuavo a ragionare.
Filter se ne accertò chiedendomi:"Dimmi il teorema di Pitagora, bello!"
Un pò rintronato riuscì a rispondere: "Si, certo. Neanche la somma dei quadrati dei vostri cazzi raggiunge la lunghezza del mio, figuriamoci il suo quadrato!"
"Merda, Camel! Questo lo hai fatto diventare solo più stronzo".
"Già, qua ci vogliono le maniere forti".
Filter, per quanto tonto fosse, capì e gli porse il "Due".
Ancora una volta Camel ruotò per tre volte, ma con più impeto e rabbia rispetto a prima. Poi colpì.
Ancora niente.
Sempre più innervosito tentò ancora con il "Tre" e poi con il "Quattro, ma senza risultati.
Camel sembrava fuori di sé, non aveva mai fallito al primo tentativo, poi si rilassò e meditò qualcosa di importante.
"Filter, vammi a prendere l'Asse lungo dieci metri".
Ebbene si.I suoi "attrezzi" non erano altro che dei semplici assi di legno, ma l'asse che avrebbe utilizzato per il prossimo colpo doveva essere qualcosa di speciale e di diverso rispetto a quelli che aveva usato fino allora. Lo capii dal suo sguardo estremamente serio e pensieroso.
Filter sorpreso voleva obbiettare, ma gli bastò incrociare gli occhi gelidi e decisi di Camel per ripensarci su e fare ciò che gli era stato ordinato.
L'asse che questa volta Camel impugnava, era del tutto diverso da quelli utilizzati in precedenza.
Questo era sagomato per il lungo a forma di spirale, il legno odorava di antiche tradizioni millenarie e in superficie si potevano scorgere piccoli e minuziosi ornamenti dal significato mistico e arcano.
Probabilmente questi due fanatici si consideravano cavalieri o monaci di qualche setta antica il cui scopo era forse di liberare e purificare la razza umana contribuendo alla diffusione della stupidità individuale.
Volevo urlare di piantarla li. Questi sono pazzi, pensavo. Che si fossero tenuti pure i miei soldi, ma non volevo certo metterci le penne.
Camel vide che ero terrorizzato e con uno strano sorriso riuscì a tranquillizzarmi. Non so perché ma ora ero più sereno e avevo piena fiducia in lui.
In questa occasione ruotò per un numero imprecisato di volte e molto più lentamente.
Sembrava in trance, in una specie di stato ipnotico.
Ogni rotazione formava una scia colorata che mi parve materializzarsi nella figura di un dragone ondeggiante.
Non capivo più cosa stesse succedendo intorno a me e cominciai ad aver paura.
Mi girava la testa e sentii un forte calore invadere il mio corpo.
In quello stato di ubriachezza percepii un odore particolare che mi ricordava la fragranza di qualche fiore tropicale.
Ora vedevo più immagini sovrapposte, volti di persone sconosciute e di ogni etnia.
Ora sentivo mille voci di diverse lingue e in sottofondo ritmi tribali in perfetta sincronia con il mio battito cardiaco.
Ora ero nel centro di rotazione dell'asse ma anche nella sua estremità.
Ora vedevo me stesso immobile e tutto in torno tremare.
Infine vidi l'asse colpire e la mia testa cadere al suolo.
Camel posò lo strumento, raccolse la testa e la posò sul mio collo.
"Come ti senti?", mi chiese.
"Meravigliosamente stupido".
"Bene, puoi andare"